07.04.2014

+151mln di € nel 2013. Bilancia in attivo rispetto al 2012. Italiani fanno la spesa sotto casa

Verona –  Cura dimagrante per la grande distribuzione che dal 2012, a causa della congiuntura sfavorevole, ha tagliato 400 punti vendita cui si aggiunge il dato che dall’inizio della crisi il 40% dell’area vendite ha cambiato proprietà o insegna. Gli italiani preferiscono all’Iper il supermercato prediligendo macellerie, panetterie e negozi di ortofrutta sotto casa e oltre 7milioni e mezzo di italiani, pari al 14,6% della popolazione è impegnato in attività amatoriali di coltivazione e cura del verde.
I consumatori del Belpaese fanno sempre più la spesa nei farmer’s market. Vi sono circa 950 negozi, il 61% al Nord, con 2500 visitatori alla settimana e con 15 euro di scontrino medio; quasi il 50% dei consumatori dichiara di aver acquistato prodotti a km zero nell’ultimo anno.
I dati emergono nel corso della cerimonia inaugurale di Sol Agrifood dedicata da Unaprol e Veronafiere al tema “come comunicare la sicurezza alimentare nell’olio e nei prodotti agroalimentari”.  Dall’analisi dell’ultimo trimestre del 2013 emerge che le famiglie italiane spendono meno (-4% in valore, -2% in volume). Segnali positivi vengono dall’export con un +4,7% rispetto allo stesso periodo del 2012. Aumenti più consistenti si osservano per il vino (+7,6%), le altre bevande (+9,7%), gli ortaggi (+8%), gli oli e grassi (+10%) e le foraggere (+8,6%).
L’olio d’oliva rappresenta il 6% dell’aggregato del Made in Italy, con un valore di 1200 milioni di euro   ed un incremento dell’8% in valore rispetto alle stesso periodo del 2012. Per quanto riguarda la produzione mondiale il Coi stima, per la campagna 2013/2014, una produzione pari a circa 3 milioni di tonnellate (+28% rispetto alla campagna precedente). Nella Ue si concentra oltre il 70% della produzione mondiale (2,3 milioni di tonnellate). La Spagna copre il 66% della produzione comunitaria, l’Italia il 20%.
La bilancia degli scambi con l’estero risulta attiva per l’Italia con +151 milioni di euro. I principali mercati di sbocco sono rappresentati da Usa e Germania. Per le Dop l’Italia detiene il 38% dei marchi con 43 denominazioni (42 Dop e 1 Igp). Nel2012 (ultimi dati disponibili) sono state certificate 11.000 tonnellate di prodotto. Il 14% delle superfici biologiche pari a 164.488 ha sono olivicole, di cui 46.935 in conversione. La produzione di olio Bio risulta concentrata in Puglia (33%), Calabria (30%) e Sicilia (11%). Per quanto riguarda il dato definitivo riferito alla produzione bisogna attendere il consuntivo del monitoraggio del registro di carico e scarico, entrato in vigore lo scorso 1° gennaio, al quale va sommata anche la produzione di oli inferiore ai 2 quintali per azienda che non è sottoposta al controllo del registro. Per la campagna 2013/2014 il dato di stima, prendendo come base il riferimento Istat, riporta un volume di produzione pari a circa 477.000 tonnellate di olio di pressione. Il dato di fonte Agea, proveniente dai registri gestiti dal Sin, indica invece 14 marzo 2014 322.000 tonnellate.
Tre le Dop attualmente riconosciute per le olive da tavola. Sono: “Nocellara del Belice”,  “Bella della Daunia” e Oliva ascolana del Piceno. La produzione totale comprese le dop si attesta su 76.000 tonnellate. L’Italia si conferma il terzo produttore in ambito Ue dopo Spagna e Grecia. Il 35% deriva da cultivar da mensa, la restante parte da cultivar a duplice attitudine. Puglia e Sicilia sono le principali aree di produzione. Gli italiani consumano mediamente 2,5 kg pro capite, di cui il 67% è rappresentato da olive di importazione. Gli oli che riescono a trovare una maggiore remunerazione sono i certificati: Un olio Bio si compra a circa 8 euro/litro. Le Dop-Igp a circa 10 euro/litro. Il differenziale di prezzo rispetto all’extra vergine varia dai 4 ai 6 euro/litro (prezzo medio extra vergine circa 4 euro/litro). “Nell’immagine che il consumatore costruisce nella sua mente l’olio – afferma Pietro Sandali DG di Unaprol –  è associato alla terra e alla casa. E’ un’immagine – ha poi aggiunto – strettamente legata ai valori della provenienza territoriale e della tipicità del prodotto che non è clonabile perché unico ed irripetibile.

 
Verona, 7 aprile 2014