Roma – Nel mercato dell’olio di oliva, e in quello dell’extra vergine in particolare, spaventa l’assenza di regole certe in un quadro normativo obsoleto e non coerente con le richieste di maggiore trasparenza da parte dei consumatori e delle imprese serie del settore. Lo afferma Unaprol a margine della vendita della maggioranza del gruppo toscano Salov, proprietario dei marchi storici Sagra e Filippo Berio, che ora passa in mano ai cinesi. Il fatto che gruppi stranieri siano interessati all’acquisto di marchi storici del Made in Italy agroalimentare è la conferma che l’italianità dei nostri marchi paga e dà frutti, ma solo per chi ha un progetto strategico che l’Italia fa fatica ad elaborare.
“In un mercato libero non si possono alzare steccati e barriere – afferma David Granieri, presidente di Unaprol; ma si possono stabilire regole comuni da tutti condivise. Oggi il quadro delle norme che regola la commercializzazione di questo prodotto è, dopo anni di battaglie di Coldiretti e Unaprol su questi temi – leggermente più chiaro, ma solo per il mercato europeo; ad Est ed Ovest del vecchio continente vige il Far West, dove le regole sono altre”.
La vendita del gruppo Salov ai cinesi riaccende i riflettori sull’assenza di un ordine normativo mondiale che finirà per trasformare anche questo marchio storico in un taxi di lusso per categorie di prodotto che potrebbero vantare sui mercati di tutto il mondo, un origine italiana, ma solo con il richiamo in etichetta. “Il nostro Paese – ha poi concluso Granieri – non può permettersi di perdere così tanti gioielli di famiglia. Deve darsi un progetto sul quale montare la catena del valore per creare ricchezza e posti di lavoro. Ogni indugio fa cogliere ad altri le opportunità e drena risorse dal nostro Paese verso l’estero rendendo l’Italia sempre più povera”.
Roma, 7 ottobre 2014