Il recupero degli scarti di lavorazione delle olive ha dato origine, grazie all’impegno dell’AIPO che in tale direzione ha utilizzato con parsimonia i fondi comunitari, a nuovi scenari nella valorizzazione commerciale degli stessi aprendo prospettive a nuovi, interessanti, filoni di ricerca.
L’olivicoltura italiana ‘gioca’ il proprio futuro sull’innovazione, “vestendo” l’abito dell’eco-compatibilità ambientale e dell’eco-sostenibilità economica.
Non è una rivoluzione copernicana bensì il recupero di processi di valorizzazione, economica e commerciale, dei suoi sottoprodotti (sanse vergini, nocciolino, acque di vegetazione) sino a ieri considerate una vera e propria ‘minaccia’ per l’ambiente e, di conseguenza, un prodotto che non aveva alcun interesse sotto il profilo economico. Se ne parlerà in un incontro tecnico a Riva del Garda il prossimo 14 marzo. Ecco, intanto, il progrmam dei lavori.