18.10.2011

In Usa mercato EV made in Italy vale 500 mln di $. Mipaaf e Unaprol spingono I.O.O.%

Roma  – Ultime tappe del 2011 negli Stati Uniti per I.O.O.% alta qualità italiana, il primo consorzio della filiera agricola tutta italiana costituito da Unaprol, al quale aderiscono il consorzio Unapol e l’associazione dei frantoiani Aifo/For

Le iniziative di Washington  e New York rientrano tra le tappe di un articolato progetto di promozione cofinanziato nell’ambito del primo contratto di filiera per l’olio extra vergine di oliva italiano sottoscritto tra il Consorzio Olivicolo Italiano e il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali che si avvale, della collaborazione strategica di Veronafiere cui è affidata, l’organizzazione delle attività di promozione sui mercati dei Paesi nuovi consumatori.

La scelta degli USA è obbligata. Nello stato continente si importano mediamente più di 180 mila tonnellate di oli di oliva vergini ogni anno. Queste in aggiunta ad altri oli di categoria inferiore movimentano un mercato che sfiora 1 miliardo di dollari. Più di 305 milioni gli abitanti che oggi consumano ancora poco meno di un litro a testa di olio extra vergine di oliva all’anno ma proprio per questo rappresentano una grande opportunità per le imprese dell’alta qualità, perché il mercato statunitense presenta notevoli potenzialità di crescita. L’Italia rappresenta il primo paese fornitore e detiene una quota di mercato pari a circa il 53% con un controvalore superiore ai 500 milioni di dollari.

I dati sono emersi nel corso del seminario tenuto a New York da Unaprol presso la International Culinary School di Brodway a Manhattan sulle proprietà del vero olio extra vergine di oliva I.O.O.% di alta qualità italiana,  cui hanno partecipato chef, studenti di corsi di cucina, giornalisti specializzati e buyer.

“In un paese con una propensione al consumo elevatissima e con una gamma vastissima di categorie di prodotti, le diverse tipologie di olio extra vergine di oliva vanno confrontate con il vero prodotto I.O.O.% di alta qualità italiana” . Ha riferito il direttore generale di Unaprol, Ranieri Filo della Torre che poi ha aggiunto “l’olio extra vergine di oliva  italiano non è una Coca Cola sempre uguale e costante nel tempo  e in ogni parte del pianeta. C’è un’altra qualità, quella certificata dal programma di tracciabilità di Unaprol – ha poi concluso il direttore – che è diversa da quella spacciata come tale sugli scaffali di tutto il mondo e asservita alle regole di un mercato poco attento al concetto della qualità dei mille territori italiani”.

L’olio d’oliva, e in particolare l’olio d’oliva extra vergine, negli USA vengono acquistati da due categorie di consumatori: i “foodies,” ossia gli amanti della buona e sana cucina che seguono i consigli dei gastronomi della carta stampata e della televisione, e le famiglie di origine italiana e mediterranea, che lo considerano l’olio per antonomasia.

Fra il 1991 e il 2007 il consumo di olio d’oliva negli USA è quasi triplicato, grazie soprattutto alla diffusione della dieta mediterranea, della quale è una componente inscindibile e delle campagne contro l’uso dei grassi saturi condotte dalle autorità sanitarie, preoccupate per la crescita dell’obesità e delle malattie circolatorie.

Il 40% circa del mercato è rappresentato dal sistema Ho.re.ca. che esula dal sistema classico di vendita, ma entra nella logica “business to business” (b2b). Per questo la missione di Washington e New York dell’ultimo trimestre del 2011 ha compreso anche due distinti workshop per stimolare la domanda del vero prodotto italiano targato I.O.O.% di alta qualità.  Le percentuali di crescita dei consumi sono interessanti e tendono ad aumentare anche se la spesa delle famiglie è tuttora frenata dalle sfavorevoli condizioni del mercato del lavoro in conseguenza della crisi mondiale. Dal seminario Unaprol emerge però che i due terzi dei consumatori statunitensi si lasciano attrarre dal gusto e  quasi il 50% sceglie il prodotto perché qualitativamente superiore. Un terzo perché è made in Italy. Un quarto di questi invece lo acquista perché è un prodotto della salute. Fattori che non sono sfuggiti alla grande distribuzione statunitense che nel 50% dei casi offre ai consumatori prodotti di alta qualità come appunto l’olio extra vergine di oliva.

 

New York 19 ottobre 2011