Roma – Alta qualità e innovazione sono le nuove sfide dell’extra vergine targato made in Italy, costretto da una concorrenza spietata, a diversificare la propria offerta con un prodotto di categoria superiore.
E’ l’effetto della globalizzazione che la regolamentazione comunitaria con il Reg. 182/09 ha cercato di regolarizzare, introducendo l’istituto dell’indicazione obbligatoria dell’origine in etichetta, ma che poco ha saputo esprimere sul concetto della qualità.
Tocca all’Italia, banca mondiale per numero di varietà coltivate, innovare per offrire al consumatore finale le motivazioni di una scelta consapevole di acquisto, orientata verso il prodotto di alta qualità.
E’ la nuova frontiera che Cno ed Unaprol, le due organizzazioni nazionali dei produttori di olio di oliva, stanno conducendo, insieme ad altri attori della filiera olivicola nazionale, con determinazione. “Una battaglia a favore della trasparenza, della qualità e della tutela del reddito degli agricoltori, afferma Gennaro Sicolo, presidente del Cno, che aggiunge “in questo modo le aziende potranno distinguere la loro offerta sullo scaffale con un prodotto che sia certificato con l’alta qualità italiana”.
Il nome alta qualità presuppone una differenziazione della classe dell’extravergine che si presenta molto ampia in termini di gamma di prezzi, con forti differenze (+120%) tra le quotazioni degli oli DOP e IGP e il prodotto extra vergine base. Tra il prodotto Dop e IGP, i cui volumi sono ormai stabili intorno al 2% del mercato e gli extra di base, venduti a prezzi molto inferiori, c’è una vasta area di potenziale valore che non trova proposte coerenti in grado di posizionarsi. I numeri dicono che c’è spazio per un aumento dei consumi dell’olio extra vergine di oliva di qualità in Italia e nel mondo e come la quota dell’extra vergine confezionato sul totale dell’olio di oliva confezionato nel 2011 si è attestata al 77% dopo tre anni in cui era ferma al 76%.”
Nel 2012, in Italia, sono stati venduti complessivamente circa 218milioni di litri di olio per un valore di 850milioni di euro; per le Dop si evidenzia una leggera crescita per i volumi (+1%) e una stabilità per il valore; per il bio la tendenza positiva riguarda sia i volumi, sia i valori (rispettivamente +1% e +3%). Tale dinamica rileva che l’extra vergine convenzionale è sottoposto ad una forte pressione promozionale che soddisfa una domanda di massa attenta al prezzo.
“E’ in tale contesto – avverte Massimo Gargano, presidente di Unaprol che si percepisce l’esigenza di uno strumento accessibile per tutti gli operatori che agevoli una comunicazione più efficace relativa ad un prodotto di categoria superiore. All’esame della Conferenza Stato-Regioni – ha poi aggiunto Gargano – c’è il testo del decreto ministeriale, in via di definizione da parte del Mipaaf, che dovrà istituire il Sistema di Qualità Nazionale (SQN) per l’olio extra vergine di oliva di alta qualità. Una corsia preferenziale – ha concluso – che in aggiunta alla legge salva made in Italy dell’olio extra vergine di oliva recentemente entrata in vigore, potrà far affiorare quella qualità diversa e distintiva del nostro olio rispetto agli standard stabiliti dalla regolamentazione comunitaria vigente sulla denominazione di origine obbligatoria in etichetta e sui claims salutistici”.
Nel 2012, secondo i dati del COI, il Consiglio Oleicolo Internazionale, il consumo mondiale dell’olio di oliva ha superato 3 milioni di tonnellate. Tra le nuove aree di mercato di sbocco si segnalano Australia, Russia e Cina. Gli Usa in un decennio hanno portato il loro consumo interno da 170 a 275 mila tonnellate, confermandosi il maggior mercato al consumo non tradizionale. L’aumento che si registra è lento, mediamente pari all’1% annuo, ma il fatto che sia costante è un segnale molto positivo visto che i margini di miglioramento possono essere molto ampi.
“Per questo motivo il riconoscimento di una nuova tipologia di prodotto, in accordo con le opportunità offerte dal SQN, ha affermato Pietro Sandali, direttore generale di Unaprol, risponde alla prospettiva di assicurare agli operatori olivicoli più virtuosi, uno strumento oggettivo e ufficiale per differenziare il proprio prodotto facendo leva su una serie di valori che richiamano aspetti connessi alla salute, al benessere, all’ambiente e alla responsabilità sociale dell’impresa, oggi sempre più apprezzati da parte dei consumatori dei paesi sviluppati”.
Roma, 06 febbraio 2013