Verona – Negli ultimi vent’anni le importazioni di olio di oliva negli Stati Uniti sono aumentate di due volte e mezzo passando da 125.000 ton. della campagna 1993/94 a 311.000 ton. nel 2014/2015. Nel 1993/94, l’Italia copriva il 72% del mercato delle esportazioni in USA con il 22% di olio extra vergine di oliva e il 50% di olio di oliva. La restante parte è stata coperta con importazioni da Spagna (9%), Grecia (3%) e Turchia (2,5%). Un dato interessante è fornito dall’aumento della domanda di qualità di olio extra vergine di oliva negli USA che è passato dal 32% delle importazioni totali nel 1993/94 al 67% del mercato nel 2014/2015.
I dati sono stati diramati a Verona da Unaprol, su dati COI, durante la cerimonia di proclamazione dei vincitori del concorso SOL d’Oro edizione 2016. Evento nel quale è stato tracciato il profilo definitivo della scorsa campagna. Tra ottobre 2014 e settembre 2015 le vendite di olio di oliva (voce doganale 15.09) hanno mostrato un aumento per il Giappone (+10%); livelli costanti negli Stati Uniti e Cina, diminuisce in Russia (-33 %), Australia (-21 %), Brasile (-8 %) e anche in Canada (- 7 %).
A fine stagione, le acquisizioni nel mercato comunitario sono diminuite del 3% rispetto al precedente anno di raccolta, mentre nel mercato extra-comunitario le importazioni hanno mostrato un forte aumento raggiungendo il 293%. Questa situazione si giustifica con il pesante calo della produzione in Spagna e in Italia nella campagna 2014/15, che ha costretto questi Paesi a cercare forniture altrove, in particolare in Tunisia. Il risultato finale è inequivocabile le importazioni spagnole dalla Tunisia sono aumentate del 1071%, mentre quelle italiane del 330%. In pratica nel scorsa campagna la Tunisia si è posizionata sul mercato mondiale come uno tra i principali esportatori di olio di oliva. In totale, secondo i dati stimati dal COI, la produzione della campagna 2014/2015 si è attestata su 2.444milioni di tonnellate. Il consumo ha raggiunto i 2.857.5 milioni di tonnellate. La nuova campagna ha registrato una contrazione del commercio di olio di oliva in alcuni dei principali mercati di sbocco del prodotto. Tra ottobre e novembre 2015, fatta eccezione per la Cina che segna un +4%, il segno meno interessa: Brasile 38%; Australia 36%, Canada 18%; Giappone 13% e Stati Uniti 6%. Il dato della Russia è disponibile solo per il mese di ottobre ma anche qui segno negativo con un – 58%. La situazione viene costante monitorata per conoscere se questi risultati negativi sono solo una tantum o se sono indicativi di una tendenza. L’analisi preliminare suggerisce che essi possano essere dovuti a vari fattori, come le ripercussioni dei prezzi nel corso della campagna precedente, acquisti strategici da parte degli importatori e il fatto che l’olio extra vergine di oliva della nuova stagione non era disponibile per l’esportazione. In sintesi le cifre ad ottobre 2015 per il commercio europeo rivelano una diminuzione del 27% per le acquisizioni intracomunitarie, ma un incremento del 161% delle esportazioni extra-UE rispetto allo stesso periodo del 2014/15. Per la campagna 2015/2016, il COI stima una produzione di 2.988.5 milioni di tonnellate ed un consumo a 2.989milioni di tonnellate. Un dato è molto interessante: dalla campagna del 1990/91 all’inizio della 2015/2016 la percentuale di importazione degli oli di oliva nei paesi membri del COI è diminuita dal 45 al 20% ed è invece aumentata dal 55 all’80% nei paesi attualmente non ancora membri del Consiglio Oleicolo Internazionale. Merito delle campagne di informazione e sensibilizzazione del consumatore che hanno stimolato la domanda del prodotto a livello mondiale.
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