Il Presidente di Unaprol – Consorzio Olivicolo Italiano, David Granieri, lancia un appello forte e chiaro: “Fuori i nomi di chi sta facendo contratti a ribasso che minano il mercato dell’olio extravergine di oliva italiano”. In piena campagna di raccolta, il mercato nazionale è sotto pressione a causa di acquisti massicci di olio proveniente da Paesi esteri, anche extra-Ue, con l’obiettivo di abbassare artificialmente i prezzi all’origine della produzione italiana.
“Non possiamo permettere – sottolinea Granieri – che il nostro olio extravergine venga svilito e svenduto. È necessario che tutte le istituzioni si mobilitino per difendere il lavoro dei produttori italiani e garantire un futuro sostenibile a un settore strategico per l’economia nazionale. Non c’è alcuna giustificazione economica perché il prezzo dell’olio extravergine di oliva italiano discenda a questi livelli”.
Il Consorzio ribadisce con forza che il prezzo dell’olio extravergine italiano non può scendere sotto un valore minimo indispensabile per garantire la sopravvivenza di un settore che, con grande sacrificio, ha mantenuto alti standard qualitativi anche in un anno particolarmente difficile. “Il giusto prezzo deve essere riconosciuto innanzitutto alle aziende olivicole e ai frantoi italiani – spiega Granieri –. Sono loro i veri protagonisti di questa filiera, coloro che con passione e dedizione garantiscono un prodotto d’eccellenza apprezzato in tutto il mondo. Una speculazione al ribasso non solo li danneggia economicamente, ma denigra il valore del nostro olio a livello internazionale.”
Unaprol ha chiesto oggi con una apposita nota indirizzata al Masaf interventi immediati e concreti da parte dell’Ispettorato Centrale Controllo Qualità (ICQRF), attraverso:
Granieri ribadisce: “L’olio extravergine italiano ha un valore, non un costo. I prodotti provenienti da Paesi terzi non devono essere ‘nazionalizzati’: l’origine reale deve essere garantita e tutelata. Per questo chiediamo trasparenza assoluta: fuori i nomi dei contratti a ribasso.”
Le giacenze di olio italiano a fine settembre risultavano azzerate e, a fine ottobre, ancora ai minimi storici. Non esiste alcuna ragione per svendere l’olio italiano.