Roma – “Più ricercato perché diverso dagli altri oli. E’ l’olio extra vergine di oliva italiano di alta qualità certificata che, per fattori ambientali e varietali che a loro volta incidono in maniera specifica sulla variabile chimica del frutto, lo rendono unico nel panorama dell’offerta mondiale dell’extra vergine”. Lo ha affermato il direttore generale di Unaprol, Pietro Sandali, a margine della conferenza stampa della XXII edizione dell’Ercole Olivario a Palazzo Madama.
In Italia La produzione è abbastanza concentrata. L’incidenza percentuale della produzione sulla media nazionale è notevole per Puglia che detiene il primato con circa il 38% e la Calabria (22%). Seguite a distanza dalle altre regioni olivicole. Sicilia e Campania con circa il 9% della produzione totale e il Lazio con il 5 %.
Le olive destinate alla produzione di olio si attestano su un livello medio all’incirca pari a 28.000.000 di quintali. Le indicazioni sulla produzione di olio di oliva in generale della campagna 2013/2014 fanno stimare una flessione dell’8% rispetto ai 5 milioni di quintali conteggiati dall’Istat per la campagna precedente. La produzione si dovrebbe attestare su un livello di 4,8 milioni di quintali di olio. Come sempre nel settore olivicolo, la stima tiene conto di situazioni differenti all’interno della stessa regione ed anche tra zone adiacenti.
“Nella sostanza la differenza tra le produzioni olearie delle regioni italiane e altri oli non italiani è legata ad un particolare patrimonio chimico, costituito da un centinaio di molecole presenti in concentrazioni molto limitate e addirittura non presenti in questi ultimi, le cui variabili – ha concluso Sandali – costituiscono la differenza esplicita che contribuisce a determinare la biodiversità italiana promossa da Unaprol – Consorzio Olivicolo italiano e sostenuta dall’Ercole Olivario”.
Roma, 20 marzo 2014