Roma – Tra i motivi di spicco delle Raegioni del cuore, iniziativa di Coldiretti nazionale che il 10 e 11 giungo è dedicata ad esaltare le eccellenze del Lazio, vi è sicuramente l’olio extra vergine di oliva. Simbolo e vanto di una regione che ha fatto della qualità il punto di equilibrio più alto delle sue produzioni. Prima tra le regioni in Europa ad aver ottenuto il riconoscimento di una denominazione di origine protetta con la DOP (Sabina); ed oltre 13 milioni di piante di olivo dalle quali si ricavano oli extra vergine di pregio da sapori unici ed irripetibili come il territorio che li produce continuamente discontinuo.
“Motivi storici, spiega David Granieri presidente di Unaprol, membro di giunta Coldiretti e presidente di Coldiretti Lazio che associano indissolubilmente il legame di Roma e del Lazio con l’olio extra vergine di oliva”. Dal Tempio dell’Ercole Olivario che celebra gli antichi splendori di Roma nel commercio dell’olio di oliva nel Mediterraneo, al motu proprio del 1788 di papa Pio VI che concedeva un “Paolo” per ogni olivo messo a coltura, dando così slancio all’olivicoltura laziale e di tutto lo Stato Pontificio. C’è anche una notevole reputazione riguardante documenti contabili, materiali promozionali ed etichette che testimoniano – afferma Granieri – la presenza del nome Roma, o Romano che accompagna l’olio extra vergine di oliva anche quello venduto nelle diverse province del Lazio. L’olivicoltura delle filiere tracciate Unaprol del Lazio si estende per circa 80.000 ettari: Roma (30%), Frosinone (23%), Viterbo (17%), Latina (16%) e Rieti (14%). L’8% di questa superficie è coltivata con metodi di produzione biologica. Quattro le DOP presenti sul territorio: Canino e Tuscia, rispettivamente nelle province di Viterbo, Sabina nelle zone della Sabina romana e della Sabina reatina, Colline Pontine nella provincia di Latina. Le varietà più conosciute sono: Canino, Carboncella, Rosciola, Minutella, Itrana, Leccino, Moraiolo e Frantoio. Gli oli ottenuti sono principalmente fruttati di intensità medio-leggera, con gusto armonico e alcuni con una sensazione di piccante.
L’olivicoltura del Lazio (dati ultimo censimento ISTAT dell’olivicoltura) rappresenta mediamente circa il 6% della produzione nazionale e concorre all’incirca con il 4,2% alla formazione della PLV regionale. Rispetto all’ultimo decennio, segnato da un segno negativo per tutte le altre regioni, la PLV del Lazio è in contro tendenza con un + 1%.
Nel Lazio la superficie media aziendale olivicola è piuttosto ridotta, solitamente meno di un ettaro; valore che sale ad 1,5 ettari nelle aziende specializzate. Nella regione si pratica olivicoltura di collina per circa l’80%. Segue l’olivicoltura di bassa montagna e solo il 4,8% è rappresentata da olivicoltura di pianura.
“La presenza di olivi di recente impianto sia in pianura che in collina – ha concluso il presidente di Unaprol, David Granieri, contribuisce ad arginare in maniera considerevole il fenomeno del dissesto idrogeologico e a dare sicurezza ai territori sui quali si produce ricchezza e occupazione”. In Italia infatti sono più di cinquanta milioni le giornate di assunzione di manodopera agricola ogni anno per assicurare il raccolto attraverso buone pratiche agricole.
Roma, 10 giugno 2016