13.05.2014

OLIO – Nel collegato agricolo bene doppio binario Europa/Italia per norme etichettatura

Roma – E’ positivo il giudizio di Unaprol sul disegno di legge 1328 che reca le disposizioni in materia di semplificazione, razionalizzazione e competitività agricole del settore agricolo, agroalimentare e della pesca (collegato alla manovra di finanza pubblica.
Per Unaprol, bene il lavoro della Commissione Agricoltura del Senato che, con il collegato agricolo, inserisce norme sulla semplificazione sul complesso sistema dei controlli nel settore agricolo caratterizzate dalla non sovrapposizione degli organi di controllo. Agevola, altresì, l’introduzione di modalità di interscambio telematico tra le forze dell’ordine e gli organi preposti al controllo dei dati relativi alle ispezioni; disciplina il sistema delle autorizzazioni sanitarie in coerenza con le linee guida adottate con l’accordo del 2010 in sede di Conferenza Stato-Regioni.
Hanno una valenza strategica per Unaprol gli interventi per lo sviluppo del made in Italy all’estero come il credito di imposta inteso a favorire la penetrazione commerciale dei prodotti agricoli o agroalimentari di qualità al di fuori del territorio nazionale; come anche l’introduzione di un marchio privato e facoltativo identificativo della produzione agricola e agroalimentare nazionale.
Va altresì sottolineato il sostegno che questo provvedimento normativo conferisce all’agricoltura sociale e allo sviluppo dei prodotti provenienti da filiera corta. Nel Collegato Agricolo si impegnano le Istituzioni pubbliche che gestiscono mense scolastiche e ospedaliere a prevedere, nelle gare concernenti i relativi servizi di fornitura, criteri di priorità per l’inserimento di prodotti agroalimentari provenienti da operatori dell’agricoltura sociale; nonché prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero, provenienti da filiera corta, e prodotti agricoli e alimentari a ridotto impatto ambientale e di qualità.
Bene la logica del doppio binario in tema di etichettatura (Art. 18) che stabilisce che i prodotti sono soggetti alle disposizioni fissate dalla normativa europea e nazionale in tema di etichettatura e informazione sugli alimenti ai consumatori. Un tema di grande attualità per Unaprol che si ricollega al concetto di trasparenza del mercato e si aggiunge all’abolizione del segreto di stato per le aziende che usano ingredienti stranieri annunciato la scorsa settimana dal ministro della salute Lorenzin. Un provvedimento che riguarda anche l’olio di oliva. l’Italia è il più grande produttore di olio extra vergine di oliva ed uno dei maggiori produttori di olio di oliva in generale. Le aziende italiane esportano in tutto il mondo e tra i Paesi che importano il prodotto made in Italy oltre alle note mete di Stati Uniti, Canada, Giappone e Germania il nostro migliore prodotto viene esportato anche i Spagna paese che notoriamente produce il triplo della nostra produzione e che non è deficitario di olio di oliva. 
 

Roma 13 maggio 2014

 
La scheda
Il sistema olivicolo – oleario italiano una grande biodiversità con una propensione per la qualità che ne hanno fatto un unicum nel panorama mondiale. Per questo va difeso con norme che assicurino trasparenza del mercato e correttezza nei confronti dei consumatori”. Lo ha afferma Unaprol. Nella competizione globale le imprese olivicole italiane hanno bisogno di recuperare come elemento di competitività il legame con il territorio e l’origine certa del prodotto. Un binomio indissolubile che non può essere confuso sullo scaffale bene, quindi, le norme indicate nel collegato agricolo. L’identità dell’olio italiano è sempre sotto schiaffo. Le frodi e le sofisticazioni mettono a rischio un patrimonio ambientale con oltre 250 milioni di piante sul territorio nazionale che garantisce un impiego di manodopera per circa 50 milioni di giornate lavorative all’anno. Il valore del fatturato sfiora i 3,2 miliardi di euro all’anno cui si aggiungono 2miliardi di Euro di valore alla pianta, mentre il valore del fatturato dell’export oscilla tra 1,2 e 1,3 miliardi di Euro ogni anno.
La produzione nazionale si concentra in Puglia (35 per cento), Calabria (33 per cento), Sicilia (8 per cento), Campania (6 per cento), Abruzzo (4 per cento), Lazio (4 per cento), Toscana (3 per cento) e Umbria (2 per cento). Sono 43 gli oli italiani a denominazione di origine riconosciuti dall’Unione Europea (42 dop e 1 Igp).